Ricordo che portai del latte ad una signora che aveva dei bambinipiccoli fu che volle per forza regalarmi delle scarpe nuove
Testimonianza di Giuseppe Bottaro (I)
Nel 1966 ero ancora studente all'Accademia di Belli Arti di Firenze, nella scuola di pittura di Primo Conti, e abitavo in Via Pisana. Quella mattina mi ero alzato molto presto perché avevo un appuntamento in centro. Mi recai in P.zza Pier Vettori dove tenevo parcheggiata la mia 500 e trovandola coll'acqua fino agli sportelli, pensai che, com'era successo altre volte, le fogne non erano riuscite a reggere la pioggia che c'era stata durante la notte.
Montai in macchina e passai Ponte alla Vittoria senza rendermi conto della situazione dell'Arno (era ancora quasi buio). Arrivai fino a P.za S. Marco dove parcheggiai la macchina (allora era possibile) e mi avviai verso Via Cavour. Qui vidi come un muro di persone che veniva indietro dal Duomo verso P.zza S. Marco. Fu allora che mi resi conto di cosa stava succedendo. Portai la macchina in P.zza della Libertà, salvando così l'unico mio bene di allora, che non perdette mai più l'odore di nafta e di fango.
La sera, non potendo tornare a casa (i ponti erano bloccati) mi recai con altri studenti in Questura per chiedere una sistemazione per la notte. Fummo mandati dai frati a S. Domenico. Appena possibile ci si mise a disposizione del centro di coordinamento dell'Università in Via S. Gallo. Da Campo di Marte partivano camion di volontari e militari, che provvedevano ai primi soccorsi alla popolazione (viveri, acqua, latte, pane, vestiario, coperte etc.).
Mi ricordo che portai del latte ad una signora che aveva dei bambini piccoli. Fu talmente contenta di avere il latte e allo stesso tempo vedendomi con i sandali, i piedi bagnati, pieni di fango e nafta, volle per forza regalarmi delle scarpe nuove.
C'era gente che girava in gommone, altri che cercavano cibo più per paura che per necessità, il terrore di epidemie.
Dopo qualche giorno cominciai a lavorare all'Accademia di Belli Arti per il recupero dei libri della biblioteca e dei quadri dalle cantine. A chi vi lavorava veniva offerto il pasto all'allora Ristorante Il Rogo in P.zza S.Marco. Fu lì, in mezzo al fango, mentre si lavorava, che conobbi il mio "angelo del fango", Susan, ora mia moglie, una ragazza inglese, appena arrivata a Firenze per studiare anche lei alla scuola di Primo Conti, che si era trovata in quella situazione di emergenza.Giuseppe Bottaro é attualmente direttore del laboratorio di scenografia al Teatro Comunale di Firenze
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