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La nostra comune umanità
Una parabola indiana (di Siddhartha)
   
  traduzione di Paolo Scopacasa
 



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  Gli studi sull'evoluzione ci suggeriscono che l'umanità è esistita per centinaia di migliaia di anni prima che le nostre grandi religioni nascessero. Questa è di per sé una riflessione profonda, perché implica che la ricerca spirituale è molto più antica delle nostre grandi religioni.

Di fronte alle nostre diverse tradizioni culturali e religiose, negli ultimi decenni ci siamo comportati, in alcuni casi, come le rane di questa parabola, che spesso racconto per illustrare la nostra miopia culturale:

In un luogo dell'Asia meridionale, c'era una cittadina polverosa con diversi pozzi. Uno di questi aveva le pareti di un piacevole color zafferano. Alcune rane galleggiavano rilassate sulla superficie dell'acqua, fissando con i loro grandi occhi sporgenti un punto qualsiasi e nessuno in particolare. Una lieve brezza agitava le poche piante che si arrampicavano sulle pareti interne del pozzo. La vita è bella, pensavano le rane.

In un altro pozzo c'erano altre rane ugualmente liete della bellezza della vita. Il pozzo aveva le pareti di un verde vivace. Al crepuscolo le rane si godevano la vista della luna e della coperta di stelle.
Nella cittadina c'erano anche altri pozzi, alcuni avevano le pareti bianche, altri blu. Tutte le rane sembravano felici e contente di galleggiare sull'acqua e respirare il fresco profumo di muschi ed erbe che esalava dalle pareti dei pozzi.

Poi venne un grande caldo. Era l'anno più caldo a memoria di rana. Le rane cominciarono a inquietarsi. Via via che la loro irritazione cresceva, cominciarono a sentire voci nella testa. Le rane del pozzo blu sentirono una voce che diceva: "Avete ragione a spazientirvi, perché anche se il vostro pozzo è il migliore e ha l'acqua più pura, le rane degli altri pozzi non riconoscono questa verità." Anche le rane del pozzo verde si sentivano dire che il loro pozzo era il più limpido. 'Verità' analoghe furono 'rivelate' anche alle rane dei pozzi bianchi e color zafferano.

Ben presto le rane cominciarono a gracidare aggressivamente: ogni pozzo cercava di superare gli altri. Continuarono così per un po', finché non furono stanche. A quel punto alcune delle rane decisero di immergersi nelle profondità dei rispettivi pozzi per rinfrescarsi. Nuotarono fino a raggiungere il fondo e si godettero la freschezza delle acque.
Alcune, più avventurose, esplorarono a lungo le profondità. Una cominciò a nuotare in orizzontale e si inoltrò nei canali sotterranei. Quando emerse qualche tempo dopo, si accorse di trovarsi in un altro pozzo, di colore diverso dal suo, ma altrettanto piacevole.

Con la rapidità del canto delle rane si sparse la voce della scoperta: tutti i pozzi erano collegati dagli stessi canali sotterranei ed erano alimentati dalla stessa acqua. Le rane capirono che finché rimanevano in superficie vivevano nell'illusione che le acque fossero diverse, mentre in profondità era chiaro che la stessa acqua collegava ogni pozzo tramite corridoi nascosti.


Veniamo al mondo innanzitutto come esseri umani e solo in seguito, senza il nostro consenso, cresciamo nella religione Hindu, Musulmana, Cristiana, Sikh, Buddista o Tribale. Alcune e alcuni di noi si abituano a guardare con sospetto chi pratica una fede diversa, appartiene a una cultura diversa o ha la pelle di un colore diverso. E quando sopraggiunge l'inquietudine, per la povertà e l'oppressione da una parte, oppure per la solitudine e l'alienazione dall'altra, ci possiamo trasformare in aggressivi demagoghi. Allora dissacriamo i templi degli "altri dei" e arriviamo a uccidere e stuprare in nome del "nostro dio", oppure guardiamo la gente che vive in povertà come se stessimo guardando l'ennesima telenovela.

La storia della rana nel pozzo illustra adeguatamente il fatto che tutte e tutti noi abbiamo la possibilità di riunirci nelle acque sotterranee comuni e celebrare la nostra comune umanità. Infatti, per quanto possano avere piccole differenze di colore, gusto, temperatura e contenuto di minerali, queste acque sono come 'sangam', che si incontrano in diverse intersezioni.
Perciò quando rispettiamo l'acqua di un altro pozzo rispettiamo anche la nostra, perché, come disse Chief Seattle, "Tutte le cose sono collegate." Oppure, come diceva il Rig Veda ottomila anni fa: "La verità è una, le sagge e i saggi la chiamano con diversi nomi."
si può definire scooter né tanto meno auto ma neanche monopattino, anche se forse e la definizione che si avvicina di più a questo mezzo di trasporto decisamente eccentrico. Forse somiglia più a una biga senza cavalli ma anche un po' a un tagliaerba ma probabilmente solo vedendo le immagini si può avere un'idea precisa di cosa si tratta.


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