di Maurizio Berlincioni Cogliendo l’occasione di una mostra veramente notevole, organizzata a Firenze dalla Fratelli Alinari e dalla Provincia di Firenze, abbiamo deciso di guidare i nostri lettori alla scoperta, anzi meglio sarebbe dire alla riscoperta, di un grandissimo fotografo, l’ungherese Endre Friedmann, più conosciuto sotto il nome di Robert Capa, lo pseudonimo da lui adottato quando, ancora giovanissimo, iniziò a proporre i suoi lavori alle agenzie di stampa presentandosi come un famoso fotografo americano. Il trucco venne presto scoperto e Andrei decise allora di cambiare definitivamente nome. La sua fama è legata alle immagini della guerra: come fotografo egli ha infatti seguito per quasi 18 anni tutti i maggiori conflitti mondiali - cinque, per la precisione - fino a quel terribile 25 maggio del ‘54 quando una mina calpestata in una risaia del Vietnam pose fine a soli 40 anni alla sua breve ma intensa vita di uomo e di giornalista. In cerca di rifugio durante un’incursione aerea, Barcellona, gennaio 1936 | | Amico di personaggi importanti - specialmente artisti e scrittori - non disdegnava la compagnia di donne belle e affascinantii; pieno di energia e di gioia di vivere, Capa era un uomo che amava la pace e odiava la violenza e il terrore, ma il destino volle che quasi tutta la sua vita fosse invece legata proprio alle sofferenze causate agli uomini dal loro coinvolgimento nel gioco mortale della guerra e dell’oppressione. Lasciò ancora ragazzo l’Ungheria oppressa dal regime autoritario di Horthy per trasferirsi a Berlino, ma presto abbandonare anche questa città per sfuggire all’antisemitismo dei nazisti. Trovò finalmente rifugio a Parigi, una città dinamica, colta e cosmopolita che sembrava fatta apposta per lui, e lì continuò a lavorare come fotogiornalista. Profondamente coinvolto dall’avventura della Spagna repubblicana, fu uno dei primi a testimoniare, proprio da quel fronte dove anche lui era stato direttamente toccato dalla tragedia con la perdita della compagna Gerda Taro, il coraggio, la determinazione e la tenacia di uomini e donne comuni, attori e vittime, loro malgrado, di un orribile gioco al massacro. | Morte di un miliziano lealista nei pressi di Cerro Muriano (fronte di Cordova), probabilmente il 5 settembre 1936 | Richard Whelan nell’introduzione al catalogo della mostra sostiene, a ragione, che nonostante Capa “realizzasse le sue fotografie per sostenere le cause di coloro nei quali egli credeva fermamente, come gli antifascisti spagnoli, i cinesi, gli alleati della seconda guerra mondiale, gli ebrei durante la guerra di indipendenza israeliaoa, paradossalmente testimoniava la propria simpatia ad entrambe le parti in conflitto ...... Ad esempio è palese la sua simpatia per i giovanissimi soldati tedeschi fatti prigionieri dagli americani in Italia ..... Molti dei loro compagni erano stati massacrati durante i combattimenti. Sebbene questi soldati rappresentassero «il nemico», essi erano anche vittime, in quanto esseri umani, delle orrende strategie della guerra. Parimenti, nella celebre foto scattata a Chartres nel 1944, la giovane donna punita con la rasatura della testa per aver avuto un figlio da un soldato tedesco si trasforma in una Madonna tormentata dai demoni”. Si potrebbe continuare a lungo l’analisi del lavoro di Capa e sempre troveremmo nelle sue foto un senso di intimità e di immediatezza, di compassione e di immedesimazione nel dolore e nella sofferenza delle persone ritratte. Aveva l’anima di un vero artista e svolgeva il suo lavoro con intelligenza e passione, con sensibilità e ingegno. Il suo lavoro non è importante solo per la rilevanza degli eventi trattati, ma anche per la sua straordinaria qualità formale che lo colloca al di fuori del tempo e ad un livello universale. Sulla strada da Namndinh a Thaibinh, 25 maggio 1954 - Si tratta dell’ultima foto scattata da Capa prima di morire per aver calpestato una mina | | Assieme agli amici H. Cartier Bresson, David (Chim) Seymour e George Rodger fondò l’agenzia cooperativa “Magnum”, di cui fu presidente dal 1950 al 1953. Lo scrittore americano John Steinbeck, suo grande amico disse di lui che “sapeva cercare, e poi sapeva usare ciò che trovava. Sapeva, ad esempio, che la guerra, fatta in così larga misura di emozione, non si può fotografare; ma egli spostò l’angolo, e la fotografò. Su un volto di bambino sapeva rivelare l’orrore di tutto un popolo. Il suo apparecchio coglieva le emozioni, e le conservava. L’opera di Capa è da sola, tutta insieme, l’immagine di un grande cuore e di una irresistibile pietà. .... Capa era in grado di fotografare il moto, la gaiezza, la desolazione, Era in grado di fotografare i pensieri. Ha creato un mondo, che è il mondo di Capa”. per tutte le foto di Robert Capa: Lender credit: Robert Capa Archive I.C.P., NY Photo Copyright: 1996 Estate of Robert Capa (©1998 M.Berlincioni) Vedi anche: Biografia di Robert Capa L'Agenzia Magnum Magnum e Cinema
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