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"Il Convegno sul Clima dell'Aja - Novembre 2000"
Qual è il problema di fondo e cosa possiamo fare?

di Paolo Scopacasa

Le discussioni si sono incagliate sui costi finanziari che l'applicazione del Protocollo comporta. E' evidente che gli interventi necessari per ridurre, anche di poco, l'influenza umana sul clima sono complessi e costosi. D'altra parte, più tardi saranno attuati, più costosi diventeranno.

I problemi del clima hanno poi portato a galla questioni di fondo sull'uso delle r

isorse della Terra; questioni che riguardano gli abusi e gli sprechi nei paesi industrializzati, lo sfruttamento economico che questi attuano nei confronti dei paesi in via di sviluppo e che rischia di essere ulteriormente favorito dai meccanismi di flessibilità previsti dal Protocollo, pensati per favorire uno sviluppo basato sul modello occidentale, in cui le esigenze della crescita economica e della redditività degli investimenti finanziari sono prioritarie rispetto alla salvaguardia degli equilibri naturali.

Di fronte ai segnali di malessere che la Terra ci sta inviando, dimostrandoci ancora una volta che il nostro 'stile di vita' non è adatto alla Vita dell'Umanità e dell'intero Pianeta, non si è vista una reazione adeguata da parte delle autorità politiche delle nazioni. In diversi momenti varie delegate e delegati hanno praticamente detto: "...se dobbiamo convincere la nostra popolazione a fare dei sacrifici, bisogna che anche nei paesi vicini si facciano gli stessi sacrifici, altrimenti come potremo essere credibili, come faremo ad ottenere l'appoggio necessario?"

Di fatto ogni paese cercava di ottenere di fare il minimo possibile e spendere il minimo possibile, con la garanzia che anche gli altri facessero altrettanto o di più. Se le intenzioni reali sono queste, è improbabile che si possano raggiungere gli obiettivi dichiarati a parole.

Che cosa possiamo fare?

I negoziati dell'Aja hanno dimostrato che i governi dei paesi industrializzati non hanno una volontà sufficiente per attuare i drastici cambiamenti necessari per arrestare il processo in atto. Forse le cose stanno così perché per introdurre fonti rinnovabili e pulite per la produzione di energia per l'industria, gli usi domestici e i trasporti, per favorire i prodotti non nocivi per l'atmosfera e l'ambiente in generale, per arrestare la deforestazione e favorire la rigenerazione degli equilibri naturali del pianeta non ci si può affidare alle leggi del mercato, che tendono alle soluzioni meno costose dal punto di vista finanziario per massimizzare il profitto.

Bisognerebbe cominciare a tenere conto dei costi e dei profitti reali: i danni che arrechiamo alle risorse indispensabili per la Vita e i rimedi che possono favorire la guarigione delle malattie che abbiamo causato alla Terra e, di conseguenza, a tutte le creature che ci vivono, tra cui rientra ovviamente anche la razza umana.

Si tratta di riorganizzare completamente l'economia attorno alla vera ricchezza: la salute della Terra. Probabilmente si tratta di re-imparare che la cosa più preziosa non è il denaro, ma l'Aria, l'Acqua e il Cibo e la Vita che la Terra ci dona quotidianamente; che solo se il nostro pianeta è sano anche noi potremo godere di buona salute e avere di che vivere. Si tratta semplicemente di mettere la Vita al primo posto e ricordare che siamo parte integrante del nostro Pianeta.

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