Questa istituzione nacque nel 1935 come Rural Resettlement Administration (Agenzia per il riassetto agricolo) allo scopo di documentare la situazione del settore agricolo nel periodo della grande riforma del New Deal promossa dal presidente Franklin D. Roosevelt come risposta a quella parte del Paese, gli stati agricoli del centro e del centro sud, colpita dalla cancrena della siccità e dalla piaga della recessione economica. Nel 1937 l'agenzia entrò a far parte integrante del Department of Agriculture con il nome di Farm Security Administration. Rexford G.Tugwell, sottosegretario all'Agricoltura chiamò a dirigerla il suo ex-allievo Roy E.Stryker, un sociologo dell'Università di Columbia, incaricandolo di organizzare un ampio reportage fotografico, che non documentasse soltanto le attività dell'ente, ma che fornisse un'immagine esauriente della vita rurale americana. Attiva fino al 1943, la Fsa si avvalse, nel corso degli anni, dell'opera di circa 30 fotografi che realizzarono più di 270.000 negativi, attualmente conservati presso la Library of Congress di Washington. Il primo fotografo ad essere assunto per occuparsi dell'organizzazione del laboratorio fu Arthur Rothstein, seguito poi, sempre nel 1935, da Dorothea Lange, Walker Evans e Paul Carter. Successivamente essi vennero affiancati da altri fotografi di valore come Ben Shahn, Carl Mydans, Marion P.Wolcott (dal 1938), Jack Delano, Edwin Rosskam, John Vachon (dal 1940), John Collier. Gordon Parks (dal 1941), Marjoire Collins, Peter Horne, Russel Lee, Todd Webb, Theodore Jung e tanti, tanti altri. Nonostante la forte personalità dei singoli autori, le immagini attualmente presenti nel fondo depositato presso la Libreria del Congresso rivelano, pur con dei comprensibili alti e bassi, un'unità notevole, poichè ciascun fotografo contribuì al lavoro comune, partecipando attivamente e aiutando anche gli altri a raggiungere gli obiettivi prefissi. Stryker, che non era un fotografo, riuscì sempre a fissare e controllare sia la portata sia gli scopi generali della documentazione, illustrando ai fotografi lo sfondo sociale ed economico della loro missione, stimolandone la fantasia e sollecitandone la curiosità ma lasciando al tempo stesso liberi i singoli operatori di risolvere i loro problemi di scelta dei soggetti, di tecnica, di stile. Per usare le sue parole:"la fotografia documentaria è un modo di accostarsi alle cose, non è una tecnica; è un'affermazione, non una negazione ... Lo stile documentario non implica una negazione degli elementi plastici che sono e restano il criterio essenziale di ogni lavoro. Si, limita a dare a questi elementi un quadro, una direzione. Così la composizione viene messa in evidenza, valorizzata; e la finezza del tratto, la nettezza dell'immagine, l'uso dei filtri, il sentimento, tutte queste componenti che rientrano in quella vaga nozione che è la 'qualità', sono poste al servizio di un preciso scopo: parlare nel modo più eloquente possibile dei soggetti prescelti, usando il linguaggio delle immagini. ... Se queste fotografie possono essere ritenute artistiche tanto meglio; il loro scopo tuttavia non è quello di fare dell'arte." (© 1997 M.Berlincioni) Bibliografia | |