| ||||
"Problemi globali, soluzioni locali?" Una provocazione: "Car sharing e "Car pooling" soluzioni innovative e risparmio per le famiglie | ||||
| ||||
Intervista a Vincenzo Di Dato, già direttore dell'Agenzia per l'Energia della città di Torino che, insieme all'Agenzia per l'Energia di Livorno ha coordinato la Campagna Città Italiane per la Protezione del Clima, presentata a Torino il 7 e 8 febbraio 2001. D: Al Convegno dell'Aja non è stato fatto alcun progresso per attuare il Protocollo di Kyoto e ridurre le emissioni di gas serra. Questa campagna ha maggiori probabilità di successo? Sicuramente. L'esempio degli USA è emblematico. Il governo federale non ha fatto nulla e, insieme a Giappone, Canada e Australia è stato ritenuto responsabile del fallimento dell'Aja. Tuttavia, negli ultimi anni 150 città di USA e Canada hanno ridotto le proprie emissioni di gas serra del 20-25%. In Australia, alla campagna per la protezione del clima hanno partecipato 100 città, che rappresentavano il 56% della popolazione australiana. D: La campagna coinvolge solo le grandi città? E quali sono i vantaggi per le città partecipanti? La campagna è rivolta a tutti i comuni interessati, con quote di adesione differenziate in base al numero di abitanti. Finora sono 30 le città iscritte alla campagna italiana, ma speriamo di arrivare presto a 50. Per le città che sono già attive in questo campo la campagna è un valore aggiunto, dà loro la possibilità di condividere dati e strumenti uniformi in una rete internazionale e migliorare l'efficacia degli interventi. Per i comuni più piccoli, che non riescono ancora ad avviare progetti di sostenibilità a causa dei costi elevati dei programmi ambientali dell'UE, l'accesso a questa rete internazionale è l'occasione per agire con strumenti qualificati nonostante le loro limitate risorse finanziarie. D: Ma l'impegno di 50 città può essere sufficiente per incidere veramente sul problema dei cambiamenti climatici globali? Insieme, le 400 città che fanno parte della rete ICLEI rappresentano il 7% delle emissioni a livello mondiale. Le amministrazioni locali hanno la possibilità di intervenire direttamente nella gestione dei problemi quotidiani e di coinvolgere maggiormente la cittadinanza. Lo dimostrano i successi ottenuti nelle città americane e australiane. In quei paesi le questioni ambientali vengono da sempre gestite a livello locale. In Europa i numerosi studi e progetti pilota dell'UE non hanno prodotto risultati effettivi. Si parla tanto e si agisce poco. Solo a livello locale qualcosa è stato fatto, in particolare in Germania. A livello individuale, poi, si potrebbero ridurre le emissioni anche del 75%. Pensiamo ad esempio a tutte le famiglie che hanno più di un'auto. La seconda auto è veramente necessaria? E quanto costa? Anche un'utilitaria costa tra i 2.500 e gli 4.000 Euro all'anno. Voglio lanciare una provocazione: le famiglie italiane sarebbero disposte a rinunciare alla seconda auto e pagare una tassa di 3 milioni all'anno per migliorare il sistema dei trasporti, in modo che ovunque siano disponibili altre forme di trasporto oltre all'auto privata? Per esempio linee ferroviarie, metropolitane di superficie, auto elettriche o a idrogeno, magari una ogni 5 persone. Teniamo presente che oggi il rapporto è di un'auto ogni 1,5 abitanti. Con sistemi di 'car sharing' o 'car pooling' si potrebbe avere a disposizione un'auto nel momento in cui se ne ha bisogno, senza doverne possedere una. Una tassa di 1.500 Euro sembra elevata, ma intanto il risparmio immediato sarebbe compreso tra i 1.000 e i 2.500 Euro, secondo la stima approssimativa di prima. Con questi soldi ogni famiglia potrebbe farsi una vacanza ogni anno. D: Pensa che la gente accetterebbe provvedimenti di questo genere per affrontare un problema come quello dei cambiamenti climatici, così poco noto e poco prevedibile? Ci vuole un cambiamento dello stile di vita e della mentalità. Sicuramente l'informazione e l'educazione sono fondamentali. Non ci sono soluzioni solo tecniche o politiche ai problemi ambientali, secondo me. Dobbiamo abbandonare l'atteggiamento che vuole tecnici, esperti e politici da una parte e dall'altra la popolazione come massa di persone senza responsabilità e potere. Poi va detto che intervenendo sui gas serra si produce un ‘effetto trascinamento' che riduce anche gli inquinanti atmosferici, migliorando la qualità dell'aria. Anche per questo ritengo che sia meglio evitare sistemi come l'emissions trading, introdotto dal Protocollo di Kyoto. L'idea del mercato delle emissioni è che l'atmosfera della Terra è una sola, quindi tanto vale ridurre le emissioni dove costa meno. Tuttavia, se la città di Torino spendesse, per esempio 0,50 Euro per ridurre di 1 t. le emissioni di CO2 in Burkina Faso, invece di spendere 75 Euro per una pari riduzione a casa propria, avrebbe perso l'occasione di attuare degli investimenti che inciderebbero, oltre che sull'effetto serra, anche sulla qualità della vita e dell'economia a livello locale. Gli investimenti locali, infatti, producono un indotto notevole, lavoro e vantaggi evidenti per tutti. | ||||
Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sulla Campagna Città Italiane per la Protezione del Clima visitate il sito www.ccpitalia.org ; per saperne di più sulle iniziative internazionali dell'ICLEI visitate il sito www.iclei.org. | ||||
| ||||
|