I fotografi
Arthur Rothstein e Ben Shahn

di Maurizio Berlincioni

E' impossibile in questa sede scendere nel dettaglio di ogni singolo autore coinvolto nel lavoro della FSA, ma credo sia necessario soffermarsi almeno su quelle che, per atteggiamento e per stile si possono considerare, dal nostro punto di vista, le due figure chiave del progetto, e cioè Walker Evans e Dorothea Lange.

Prima di passare a parlare di questi due personaggi è necessario comunque ricordare, senza con questo voler fare un torto agli altri, anche il contributo di Arthur Rothstein, uno dei più noti fotografi della FSA. Divenuto in seguito direttore artistico della rivista LOOK, Rovhstein è l'autore della famosissima fotografia The Dust Bowl, (letteralmente "la conca di polvere", immagine in cui padre e figlio sfidano una tempesta di sabbia nella praterie dell'Oklahoma).

Importante fu anche il contributo del pittore Ben Shahn che, a partire dal 1931 e per un paio di anni, condivise con Walker Evans la casa al Greenwich Village ed il suo studio a Cape Cod. Sono bellissime le foto scattate con una Leica fornita di un mirino ad angolo retto che gli permetteva di puntare la camera sui soggetti senza che questi se ne accorgessero, realizzando così dei ritratti, apparentemente senza pretese e che, ad uno sguardo superficiale sembrano delle semplici istantanee.In realtà molte di esse, pur nella loro fugacità risultano potenti, quasi scultoree, vicine ad alcune opere di Cartier Bresson di cui Shahn era un grande ammiratore.

All'interno della FSA, Ben Shahn rappresentò una corrente ben definita, decisamente più a sinistra, in senso marxista, rispetto al modo di pensare e di operare della Lange che orientava il suo lavoro in una direzione sociologica e riformista. Profondo conoscitore della grande pittura messicana, amico di Diego Rivera, con cui lavorò al murale Man at the Crossroad del Rockfeller Center, Shahn mostra uno scambio continuo tra i questi due filoni creativi, quello pittorico e quello fotografico.

Infatti la sua opera pittorica porta tracce evidenti del lavoro fotografico, ma bisogna guardarsi dal commettere il grave errore di stabilire una gerarchia all'interno delle due ricerche in quanto all'origine dell'operare con i due medium diversi esiste evidentemente una sola mente creativa che decide, di volta in volta, l'utilizzo dell'}no o dell'altro sistema di segni.

Il suo modo di raccontare per immagini è caratterizzato da una grande apertura ed è proprio nella libertà della narrazione che si manifesta la profonda conoscenza dei problemi e dei rapporti di classe (vedi la grande battaglia civile degli anni 1931-1932 combattuta in difesa dei due anarchici Sacco e Vanzetti) ed il desiderio di non dare ai suoi lavori, per scelta coosapevole e precisa, un impianto aprioristicamente chiuso e definito.

Mentre, come vedremo in seguito, Evans tende a concentrare in una sola immagine la sintesi della sua storia e la Lange decide di distribuire il suo racconto su piccoli gruppi di immagini sapientemente organizzate, Shahn, proprio per la sua matrice culturale e politica, rifiuta il ruolo di intellettuale che giudica e manipola i contesti all'interno dei quali si trova ad operare e lascia quindi i suoi soggetti liberi, senza creare ordini e gerarchie.


(© 1997 M.Berlincioni)

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