La statua del Nettuno
ferita ancora una volta

di Flavia Atzeni
guida turistica

Ancora una volta la statua della Fontana del Nettuno di Bartolomeo Ammannati (1575) che padroneggia in Piazza della Signoria nel cuore di Firenze è stata mutilata da qualcuno poco attento e poco rispettoso che sedendosi o appoggiandosi su una delle zampe dei cavalli l'ha spezzata. Non è la prima volta che succede e le telecamere e il sistema di sicurezza che avrebbero dovuto proteggere l'opera dell'allievo di Michelangelo sono serviti a poco.

Ma quale è la storia del monumento? Cosimo de Medici, monarca illuminato e potente voleva a tutti i costi una statua di Nettuno. Le sue mire espansionistiche e di grandezza lo avevano portato a costruire una flotta di galere che avrebbero fatto di Firenze una potenza navale. Egli voleva a tutti i costi una statua del dio del mare nel centro della città.


La zampa di uno dei cavalli danneggiata
(foto FAN ©)
La storia della statua della fontana di Nettuno, è colma di aneddoti curiosi che ci ricordano, fra l’altro, i danneggiamenti avvenuti durante i secoli passati e i furti le cui testimonianze troviamo scritte nei libri di storia. E' Piero Bargellini che nel suo libro “Le strade di Firenze” edito da Bonechi ci racconta alcuni di questi aneddoti.

Per cominciare c’è la vicenda della disputa tra Benvenuto Cellini e Baccio Bandinelli che entrambi avrebbero voluto modellare il blocco di marmo apuano che Cosimo I de’ Medici, aveva fatto giungere dalle Alpi Apuane col desiderio di vedervi scolpita una grande rappresentazione del dio del mare. Con l’appoggio della granduchessa Eleonora, consorte di Cosimo, il marmo andò a Bandinelli che però morì e venne allora affidato a Bartolomeo Ammannati.

Il Cellini, col suo solito spirito caustico, appena saputa la notizia esclamò: “O sventurato marmo! Certo che alle mani del Bandinello egli era capitato male, ma alle mani dell’Ammannati gli è capitato 100 volte peggio.” Bartolomeo Ammannati concluse l’opera che pare non incontrasse il gradimento di Michelangelo il quale riassunse le sue critiche nella frase lapidaria: “O mio povero Ammannato, che bel pezzo di marmo hai rovinato”.

Va detto anche che gli episodi di vandalismo non sono un’invenzione dei nostri giorni: infatti alla fine del Cinquecento la fontana era considerata una sorta di acquaio o lavatoio per i panni. Ancora oggi si può leggere su una lapide di marmo sul muro di Palazzo Vecchio, il ‘bando dei signori Otto di Guardia e Balia’ (la polizia comunale del tempo!) : “Che nessuno ardisca intorno a questa fonte a braccia 20 varie sporchezze di sorta alcuna, lavare in essa calamai, panni o altro, né? buttarvi legname o altre sporcizie, sotto pena di ducati quattro e dell’arbitrio di loro Signorie”.

La notte del 25 Gennaio del 1580, scrive il cronista Lapini: “...fu guasta la bella fontana di Piazza del Duca che vi rimasero solamente, di tanti abbigliamenti che vi erano, le 4 figure di bronzo con li loro satiri”. Un bando invitava a denunciare i ladri ma non ebbe alcun effetto e la fontana rimase priva dei suoi ornamenti.

E’ invece del 1830 un furto compiuto durante il Carnevale. Un gruppo di maschere circondò la fontana rubò un satiro di bronzo nascosto sotto i panni di un Pulcinella deforme. Il pezzo non fu mai più rintracciato e venne in seguito sostituito da un altro satiro modellato dallo scultore Giovanni Pazzi.

A questo proposito va ricordato che le statue di bronzo che decorano la fontana (Satiri,Tritoni e Nereidi), opere del fiammingo Jean de Boulogne hanno sempre goduto di una popolarità ben maggiore della statua del Nettuno.

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