Il paesaggio storico collinare:
l’area campione del Chianti Fiorentino

di Carlo Alberto Garzonio
docente di Geologia Applicata
presso la Facontà di Architettura dell'Università di Firenze


Il paesaggio storico delle colline toscane è conosciuto ed amato in tutto il mondo: in molte parti di esso riconosciamo le stesse qualità che hanno le città storiche più famose. E’infatti il risultato del lavoro e della cultura di innumerevoli generazioni, è stato progettato in ogni sua parte con finalità produttive, ambientali ed estetiche. E’la sintesi armoniosa di persistenze geologiche e geomorfologiche, in equilibrio con le trasformazioni storiche dei versanti, delle linee di deflusso, con le permanenze dei complessi edilizi, dei borghi, delle ville, di singoli edifici, dei coltivi, delle alberature, etc.

Alcune delle innumerevoli visuali panoramiche sono consacrate come immagini di monumento, sempre più spesso come icone pubblicitarie che consumiamo quotidianamente, quasi a rappresentare dei paesaggi virtuali. Ciononostante, questo patrimonio, che presenta, infine, caratteri di razionalità dal punto di vista della conservazione degli equilibri ambientali, della difesa idrogeologica e dei requisiti di uno sviluppo sostenibile è ancora minacciato dall’abbandono o da trasformazioni senza controllo.













Tipico paesaggio del Chianti


In generale si è conservata, con gradi di alterazione variabili, l’impalcatura paesistica di base: sono definitivamente scomparsi la maggior parte dei caratteri paesistici legati agli ordinamenti produttivi tradizionali ( si pensi alla mezzadria): campi ad erba di grande estensione, vigneti di uovo impianto e rimodellamento del terreno hanno quasi ovunque sostituito la geometria dei ciglionamenti, dei terrazzamenti ed i campi stretti delle colture promiscue.
Solo in periodi recenti si è cominciato infatti a comprendere che il paesaggio storico costituisce una importante risorsa economica, e che la sua conservazione non è incompatibile con una produzione agricola di alta qualità.

Il paesaggio visto come ormai comunemente come risorsa del tempo libero; la fioritura di attività turistiche o agrituristiche; la crescente domanda di vacanze in campagna; l’interesse per i centri minori, inestricabilmente legati al loro paesaggio, sono tutti fatti che testimoniano sul primo punto. Quanto al secondo, esso è connesso alla riconversione dell’agricoltura verso traguardi di tipo qualitativo, sia nel tipo del prodotto, sia nella qualità dei prodotti tipici.

Non si tratta affatto di un percorso scontato, ma di una direzione di cui si hanno ormai non pochi segnali :prodotti biologici; abbassamento delle quantità delle produzioni vinicole a favore della qualità; riscoperta delle tecniche di produzione artigianali, a partire dalle colture di base. Questi segnali indicano che la strada dello scasso, del livellamento, della coltivazione estensiva non è l’unica percorribile e neanche la più redditizia in un mercato concorrenziale.

Occorre, tuttavia, affrontare un problema fondamentale: accettato che il paesaggio storico collinare sia una risorsa economica collettiva non necessariamente incompatibile con una produzione agricola moderna, rimane il fatto che la sua conservazione ha dei costi notevoli; costi che solo in alcuni casi possono essere interamente compensati all’interno dell’economia della singola impresa - nel caso, ad esempio, di aziende agrituristiche o turistiche che “vendono” il loro paesaggio in modo remunerativo, o nel caso di vantaggiosi cambiamenti d’uso.

In generale si deve, però ammettere che l’onere di conservazione del paesaggio storico dovrà risultare da una combinazione fra costi sopportati direttamente dai proprietari e costi addossati alla collettività. In quest’ultimo caso, conviene predisporre forme di incentivazione non solo finanziarie, ma integrate con un efficiente supporto procedurale, progettuale, e tecnico; risulta pertanto necessaria la definizione dei termini funzionali ed operativi di un’agenzia che costituisca l’interfaccia fra i soggetti privati e le diverse istituzioni pubbliche che erogano finanziamenti per la conservazione del paesaggio e la protezione ambientale.

Per tali finalità, nel contesto delle indicazioni del Piano territoriale di Coordinamento Provinciale, è stato pertanto finanziato un progetto di ricerca sulla conservazione del paesaggio storico collinare (settore pianificazione del territorio, responsabile Arch. Ulivieri), in un’area campione della Provincia di Firenze (areali di paesaggio storico nel territorio comunale di Greve). La ricerca, coordinata dal prof. Paolo Baldeschi (urbanista), vede coinvolte le seguenti discipline: geologia e geomorfologia applicata ( Prof. Carlo Alberto Garzonio), Agronomia (Dr. Alessandro Fonseca); Scienze forestali e pedologia (Dr.Luciano Luciani); ingegneria idraulica ed ambientale (Ing. Paolo Giustiniani). Il gruppo di ricerca è inoltre completato da tecnici e collaboratori operanti nel settore grafico, informatico, della fotointerpretazione,etc.

Per quanto riguarda le analisi geologiche e geomorfologiche , oltre a contribuire alla conoscenza delle principali unità di “paesaggio”, in correlazione con le strutture di paesaggio storico, queste riguardano in particolare la classificazione delle sistemazioni dei versanti, quali ciglionamenti, terrazzamenti, muri a secco,etc, opere idrauliche, messe in relazione ai caratteri litologici, morfologici, pedologici, ed ai problemi di stabilità. Le indagini sullo stato di degrado, sul dissesto dei manufatti sono finalizzate alla valutazione dei costi delle opere di conservazione delle sistemazioni storiche., che in taluni casi è supportata dalla progettazione, seppur preliminare, di interventi di restauro, ripristino e talora di valorizzazione degli elementi del paesaggio storico collinare.

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