Il suolo, lo strato superficiale della crosta terrestre, nasce dall’azione degli agenti atmosferici (acqua, gelo, vento, escursioni termiche) che decompongono le rocce originarie disgregandole e modellandole.
Sono poi gli organismi viventi, animali e vegetali, che lo consolidano con la loro azione.
I vegetali lo penetrano con le radici per ricavarne gli elementi nutritivi, e così facendo lo modificandolo chimicamente.
Gli animali, i vermi, gli insetti e i roditori lo rimescolano continuamente, scavandovi le loro gallerie per cibarsi dei vegetali.
Alla fine del loro ciclo vitale, vegetali e animali restituiscono al terreno gli elementi che gli hanno sottratto, ai quali si aggiungono quelli che hanno sintetizzato o elaborato nei processi metabolici: cellulosa, lignina, proteine che combinandosi nel suolo ne modificano la consistenza chimica e fisica.
Un perfetto ecosistema in cui si raggiunge l’equilibrio tra migliaia di specie batteriche e fungine, di alghe unicellulari e di protozoi, di centinaia di specie di insetti e di vermi, l’attività biologica delle radici delle piante che lo ricoprono, l’attività dei rettili e dei mammiferi (arvicole, talpe, marmotte).
La fertilità del suolo è dovuta alla presenza equilibrata di tre elementi fondamentali: l’azoto, il fosforo e il potassio e di una decina di ulteriori elementi necessari alla vegetazione: zolfo, calcio, magnesio e altri; ma insieme alla composizione chimica sono molto importanti anche le caratteristiche fisiche di un terreno: una prevalenza sabbiosa lo rende più facilmente penetrabile alle radici mentre è di difficile penetrazione se prevale l’argilla.
Anche il colore del suolo gioca un ruolo non secondario ai fini della sua coltivabilità. Un terreno nero, per esempio, assorbendo più rapidamente le radiazioni solari, si riscalderà, in primavera, prima di uno grigio e potrà essere seminato precocemente. Ci sono terreni rossi, bruni, grigi e neri e terreni composti invece da più “orizzonti”, termine con cui viene definito uno strato colorato.