Dal romanzo
"La Donna delle Sette Fonti"
di Antonio Diego Manca
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Qualche chilometro dopo Santulussurgiu, Tiu Brotu disse di svoltare a destra in una stradina che si inerpicava su per la montagna. A dire la verità non era neanche una stradina: era poco più di una mulattiera e, con la piccola vettura, ebbero non poche difficoltà ad arrivare fino in cima a un cucuzzolo; da qui proseguirono a piedi.
Lucia aveva la busta di plastica con dentro la piantina e una paletta e insieme a Maria si era incamminata dietro a Tiu Brotu che, nonostante l'età - diceva di avere 83 anni -, si era avviato con passo rapido e deciso lungo uno stretto sentiero. Maria dopo pochi minuti si sentiva già molto stanca.
In lontananza si vedeva il mare e l'azzurro delle sue acque dava un senso di serenità che ripagava di tutte le fatiche fatte per arrivare fin lì. Dopo una decina di minuti di marcia, Tiu Brotu si fermò e rivolto a Maria le indicò col bastone la costa in lontananza.
"Vedi quel paese laggiù, vicino al mare?"
"Sì."
"Quella è Santa Caterina di Pitinnuri e il paese vicino è S'Archittu. In mezzo c'è una collinetta, la vedi?"
"Sì, sì."
"Tia Nanna mi ha incaricato di dirti che in quella collinetta c'era la città di Cornus e lì i Sardi Pelliti hanno combattuto contro i Romani."
Senza aggiungere altro il vecchio riprese a camminare.
Le due donne rimasero ancora un momento a osservare il magnifico panorama e poi gli andarono dietro.
Maria e Lucia non videro subito la sorgente. Alcune piante di leccio ai lati del sentiero avevano formato una specie di grotta verde, dalla cui volta pendevano brandelli di muschio. Seminascosta dalla vegetazione, l'acqua sgorgava silenziosamente dalla parete di tufo.
Maria ebbe l'impressione che la natura trasudasse il liquido prezioso, che gocciolava a terra formando una piccola pozza, da dove defluiva, attraversando il sentiero, per dare vita a un ruscelletto che iniziava così il suo cammino verso il mare.
Tiu Brotu fece notare che il bosco intorno a loro era composto soprattutto da lecci: la sorgente si chiamava infatti Élighes Uttiòsos, che in sardo significa Lecci Gocciolanti. Il vecchio pastore le invitò a dissetarsi bevendo lui stesso con le mani a coppa. Si era tolto il cappello e beveva a piccoli sorsi, gustando la bontà e la freschezza dell'acqua. Erano quasi le undici del mattino e faceva già molto caldo.Tiu Brotu si allontanò, dicendo che le avrebbe attese vicino alla macchina.
Lucia consigliò alla sua giovane amica di cercare un posto adatto per trapiantare la piantina di leccio. Maria aveva notato una piccola radura attraversata dal ruscelletto proveniente dalla fonte e scavò una buca vicino al bordo, in modo che le radici potessero avere accesso all'acqua facilmente. Tolse la piantina dal vaso, la mise nella buca e coprì le radici con la terra. Con le mani spruzzò un po' d'acqua intorno alla piantina e poi chiese a Lucia che cos'altro doveva fare.
"Sta' un po' con lei," le consigliò la donna, "poi cercati un posto all'ombra e pensa a ciò che ti ha detto di fare Tia Nanna." Quindi si allontanò e andò a sdraiarsi all'ombra di una quercia.
Maria si guardò intorno e decise di sedersi accanto la fonte, da dove poteva vedere anche il mare. Chiuse gli occhi e incominciò a visualizzare la sua personale battaglia contro la malattia.
Quando li riaprì, il sole era alto. Aveva le palme delle mani così calde che la sensazione era quasi spiacevole, ma accanto alla fonte l'aria era fresca. Si avvicinò alla sorgente, appoggiò le mani sul muschio bagnato e la fonte le trasmise, insieme a una deliziosa sensazione di freschezza, una gioia inspiegabile, una voglia di cantare, ridere, correre, che non provava ormai da tanto tempo. Le fu grata di quel dono, perché questo fu il suo pensiero: che la fonte le avesse regalato qualcosa, forse il suo amore.
Una cascata in Sardegna (foto Blue Planet©)Espresse la sua gratitudine ad alta voce, consapevole di parlare a un essere di cui per la prima volta intuiva l'esistenza. Non si vergognava di parlare a voce alta, non pensava di essere ridicola: amava quell'acqua.
Decise di andare da Lucia per condividere con lei ciò che stava provando. Prima però bevve ancora e ancora, gustando ogni sorso fino a che non fu sazia e, prima di andare via, si bagnò il viso.
Era felice.
Quando arrivò alla quercia dove era seduta Lucia, gli occhi le brillavano dalla gioia.
"Che bello!" esclamò commossa. "Sono...sono."
"Non parlare," le sussurrò Lucia, facendole cenno di venire accanto a lei e, indicandole l'orizzonte, aggiunse:
"Siediti accanto a me. Guarda il mare."
Vedi anche: da Donna&Donna
La Donna delle Sette Fonti
Intervista all'autore
di Hyemeyohsts (Wolf) Storm, Uomo di Medicina indiano e scrittore
primi giocattoli del nascituro,
fonti di conoscenza e di esperienza sensoriale
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